I paesi del G7 hanno deciso di imporre un tetto al prezzo del petrolio russo per cercare di limitare la capacità di Mosca di finanziare l’invasione dell’Ucraina
Alcuni funzionari, tra cui il segretario del Tesoro statunitense Janet Yellen, affermano che la misura limiterà i ricavi che la Russia ottiene dal petrolio, consentendo allo stesso tempo ai consumatori occidentali di continuare a rifornirsi.
Un meccanismo per certi versi analogo è stato istituito nel 1995 dalle Nazioni Unite nell’ambito del programma “Oil-for-food” (letteralmente, “petrolio in cambio di cibo”), che consentiva all’Iraq di vendere petrolio in cambio di cibo e medicinali. Tuttavia, non era previsto un price cap.
Il programma, introdotto dall’amministrazione del presidente statunitense Bill Clinton, aveva lo scopo di venire incontro ai bisogni umanitari dei cittadini iracheni, impedendo al contempo al governo di Saddam Hussein di potenziare le capacità militari del paese.
Tuttavia, mentre in quella circostanza le Nazioni Unite erano compatte nell’opporsi al governo di Hussein, l’organizzazione è ora divisa sull’invasione dell’Ucraina da parte della Russia: Cina, India e Pakistan sono tra i 35 Paesi che si sono rifiutati di condannare la Russia per le sue azioni in Ucraina, diventando, in questo modo, i maggiori acquirenti di petrolio russo comprato a prezzi fortemente scontati, mentre l’Europa ha tagliato le importazioni.
Con i prezzi di riferimento del Brent tra i 90 e i 100 dollari al barile, il petrolio russo viene venduto con sconti tra i 18 e i 25 dollari al barile e gli acquirenti cinesi e indiani ne stanno facendo scorta. La corsa al greggio è tale che gli sconti si sono ridotti da 30 a 40 dollari all’inizio dell’anno. Alcuni sostenitori della proposta affermano la necessità di un price cap molto aggressivo, evidenziando i bassi costi di produzione della Russia che sono di 3-4 dollari al barile. Le aziende russe, inoltre, potrebbero probabilmente guadagnare anche nel caso in cui il prezzo del petrolio fosse di 25-30 dollari al barile.
Secondo gli analisti, l’imposizione di un tetto massimo di prezzo alle vendite di petrolio russo potrebbe avvenire tramite un’assicurazione sulle spedizioni. L’International Group of Protection & Indemnity Clubs di Londra copre circa il 95% della flotta mondiale di navi petrolifere. Tuttavia, l’ulteriore ostacolo sarebbe rappresentato da Cina e India, che hanno accettato di utilizzare l’assicurazione russa.
La Germania ha detto che il G7 vorrebbe estendere la misura del price cap a tutta la Ue, ma l’Unione europea dovrebbe anche modificare le sanzioni approvate alla fine di maggio, il che richiederebbe un sostegno unanime.
Fonte:www.reuters.com