Per il gruppo di asset management, ci sono prospettive favorevoli nel secondo semestre
Tim Love, Investment Director responsabile delle strategie azionarie dei paesi emergenti di GAM Investments, ha realizzato un’analisi nella quale si evidenzia che la stretta della Fed, con l’indice dei prezzi al rialzo, sta cercando di impedire all’inflazione di diventare strutturale, soprattutto per i salari. Ciò ha fatto apprezzare il dollaro e aumentare il costo ponderato del capitale.
I timori di una recessione su scala globale si sono diffusi anche a fronte della revisione al ribasso degli utili. In pratica, le valutazioni vengono messe in dubbio e ci si è chiesto se i segmenti value e growth siano veramente convenienti.
A questo si aggiungono le dinamiche geopolitiche che hanno fatto salire ulteriormente il dollaro.
Molte valute dei mercati emergenti hanno tenuto bene, grazie al fatto che avevano iniziato a scendere molto prima rispetto a quelle dei Paesi sviluppati: le valute dei Paesi esportatori di commodity, infatti, erano già scese del 60-70%.
Gli utili hanno tenuto su numerosi importanti mercati, in particolare in Cina e in India, grazie soprattutto alle riforme interne. I cambiamenti nella composizione degli indici si stanno modernizzando e comprendono oggi una percentuale più elevata dell’economia del futuro.
Se ci fosse un hard landing nei Paesi sviluppati, ne risentirebbero allo stesso modo, ma non di più. In termini di rischio e rendimento, i ribassi sarebbero condivisi, ma a fronte di maggiori guadagni. Dunque, il profilo di rischio e rendimento è interessante. Ne vediamo già i segnali perché l’asset class dei mercati emergenti nel primo semestre non ha perso così tanto, grazie alla fiducia, liquidità e tenuta degli utili.
Fonte:www.benzinga.com