L’aumento dei prezzi dei beni energetici ha fatto bene al trimestre di Eni (BIT:ENI), con un primo trimestre chiuso con un utile netto adjusted di 3,27 miliardi di euro (+3 miliardi rispetto al primo trimestre 2021)
Il risultato, spiega la società in nota, è stato sostenuto “dai maggiori risultati delle partecipazioni valutate all’equity e dalla riduzione del tax rate dovuta a un migliore mix geografico e dall’effetto prezzo nella E&P, e dai contributi positivi di GGP e di R&M ai risultati consolidati”.
L’Ebit adj. consolidato è balzato del 300% ad euro 5,19 miliardi grazie ai “solidi risultati della E&P con un Ebit adjusted di €4,38 miliardi, un incremento di €3 miliardi rispetto al primo trimestre 2021 dovuto alla capacità di catturare il rilevante aumento dei prezzi di realizzo delle produzioni equity (+70% in media). La produzione di idrocarburi del trimestre è stata di 1,65 milioni di boe/g, livello coerente con la guidance dell’anno”.
In generale, ha affermato l’Ad Descalzi, “il trimestre è stato caratterizzato da rilevanti sviluppi strategici per Eni. Abbiamo reagito con rapidità alle mutate condizioni del mercato energetico facendo leva sulla dimensione globale del nostro settore upstream e sulle consolidate relazioni con i paesi produttori per identificare nuove opportunità di forniture per l’Europa, incrementali e alternative a quelle esistenti”.
Per staccarsi progressivamente dalla dipendenza russa, la società, insieme al governo italiano, ha concluso importanti accordi con Algeria, Egitto e Congo, e un altro ancora in Angola, che “rafforzano ulteriormente le attività congiunte con le società di stato locali con l’obiettivo di promuovere maggiori flussi di export di gas naturale a beneficio dell’Italia e dell’Europa”.
Fonte:www.financialounge.com