I tentativi di incursione del Corsaro Bretone Bollorè su Mediaset (MI:MFEM) e Telecom avevano una logica industriale, che l’arrivo di Kkr potrebbe rilanciare in chiave di mercato. La regia di Draghi sembra garantire l’investitore
Da vent’anni e passa l’investimento in Telecom Italia (MI:TLIT) non è stato un buon affare, a parte i capitani coraggiosi sponsorizzati nel 1999 dall’allora premier D’Alema che se la portarono a casa con un’Opa monstre tutta a debito da 100.000 miliardi di vecchie lire per rivenderla con lauta plusvalenza un paio d’anni dopo a Marco Tronchetti Provera, quando il titolo si stava già sgonfiando insieme alla bolla di Internet e qualche mese dopo avrebbe preso un’altra botta per l’onda d’urto dell’11 settembre. Per il patron di Pirelli (MI:PIRC), Telecom non era tanto un investimento quanto il gioiello della corona da ‘re senza trono’ del capitalismo italiano che pensava di aver ereditato da Gianni Agnelli da poco scomparso. Nel 2006 Tronchetti getta la spugna, con il titolo Telecom sceso a 2,5 euro dai 10 sfiorati all’apice della bolla, e arriva Telco, composta dai big della finanza italiana con il rinforzo degli spagnoli di Telefonica (MC:TEF), che pensano di fare di Telecom il pilastro del consolidamento delle telecomunicazioni europee in cui vogliono giocare da protagonisti. Arriva anche Marco Fossati, l’erede dei miliardi del Brodo Star che pensa di fare un affare comprando sotto i 2 euro e diventando il primo singolo azionista dopo Telco.
Fonte:www.financialounge.com